Cronologia dei fatti della vita di suor Petra Giordano

Faccio riferimento anche alle testimonianze di suor Candida.

Suor Petra, al secolo Nicoletta, era la prima di 7 fratelli. Tipicamente mediterranea: colorito scuro, capelli neri e occhi ugualmente neri. Era molto legata alla famiglia, anche se non molto espansiva; esternava molto poco i suoi sentimenti anche con i parenti più stretti. Amava il creato e le bellezze che Dio ci ha messo a disposizione.

Nel canto aveva una voce eccellente e prediligeva la musica che curava dall’età di 5 anni suonando il pianoforte.

Giovanissima aveva il difetto che molte ragazze hanno: era un po’ vanitosa. Per lei questo difetto era inconcepibile e quindi si dette molto da fare per tenerlo lontano. Dai diciotto anni, fino all’entrata in convento fu, in ogni circostanza, attenta a mortificarsi, anche portando in periodi particolarmente caldi, vestiti molto accollati e fuori stagione per mortificarsi.

Si sacrificava volentieri per il bene altrui, anche se a quell’età, in genere emerge la voglia di farsi notare.

A suo dire, ancora ragazza, non accoglieva con serenità le osservazioni ai suoi errori. Allora rimaneva triste e ammutolita per un po’, ma dopo molta preghiera con l’aiuto di Gesù ritornava serena.

Le piaceva la musica, il ricamo e la pittura. Amava scrivere nel suo diario e ha lasciato molti scritti e lettere.

A 12 anni la mamma si ammalò. Lei scrisse nel suo diario: “Grandi sventure si abbatterono sulla mia famiglia e la mamma non resse a tante prove e si ammalò. Io ero la prima di sette fratelli e mi dovevo occupare di loro”. Nicoletta giovanissima prese il posto della mamma nella cura della casa e dei fratelli. Diventò punto di riferimento dei bambini e lo restò anche dopo esser diventata monaca. Questo pesante compito la fece rinunciare allo studio, alla musica e al canto.

In quel periodo di superlavoro si dedicò ad un’intensa attività apostolica. Prima dei 22 anni, poi entrò in convento, divenne “Figlia di Maria”, “Laica Domenicana”, si dedicò ad attività parrocchiali ed entrò a far parte di un gruppo di preghiera.

Tra le tante cose che faceva, spesso veniva portata al capezzale dei moribondi restii a ricevere i conforti religiosi. In base a testimonianze oculari sembra che abbia ottenuto diverse conversioni.

Si legge nel suo diario:

“La bellezza e l’amore infinito rivelandosi all’anima mia vi depose una scintilla celeste, una fiamma che avrei voluto comunicare a tutte le creature e che, tendendo verso l’alto, ha formato la gioia e il martirio di tutta la mia vita”

Proseguo con la testimonianza di suor Candida Monterumici:

“In questo periodo, Nicoletta nutriva la sua anima con la Parola di Dio; aveva imparato a gustarla soprattutto nella S. Liturgia alla quale partecipava ogni giorno. Nei misteri di Gesù che la chiesa propone vi attingeva molte grazie: Per lei i sacri testi erano sempre luminosi e pieni di vita. Molte grazie di luce e d’amore – a suo dire – le ha sempre ricevute durante la Liturgia delle Ore o la Santa Messa. Anche dagli scritti e dalla lettura della vita di S. Caterina da Siena, S. Domenico, S. Teresa d’Avila e di S. Margherita M. Alacoque attingeva luce e forza. Fu colpita in modo particolare dalle rivelazioni del Sacro Cuore fatte a S. Margherita. Cercando di penetrarne il senso, si accese di grande fervore verso il Cuore di Gesù fino a sentirsi ispirata ad offrirsi a lui in olocausto e a legarsi con voto di vittima.

Nel suo diario scrive: “Con questo voto la mia vita spirituale prese più unità. Sentivo che era questa la mia vocazione particolare: sacrificarmi a ogni istante con Gesù, immedesimandomi a tutti i momenti, a tutte le intenzioni, a tutte le immolazioni del suo Cuore” (Diario, p. 90.)

Aveva allora venti anni.

Da qualche tempo sentiva più forte l’attrattiva per la vita religiosa: pensava che solo così tutti i suoi desideri sarebbero stati attuati.

L’ideale di S. Domenico, lo vedeva conforme al suo spirito e al suo proposito. Salire a Dio attraverso la preghiera e lo studio della divina Parola per poi farne parte alle anime e condurle a Dio, nel silenzio di una stretta clausura: ecco la vocazione che sentiva già sbocciata nel suo animo”. rif

Rimaneva da risolvere come lasciare i fratelli e la mamma di salute cagionevole. Ne parlò al suo direttore spirituale, Padre P. Vincenzo De’ Rossi domenicano, che le disse che ormai era tempo di comunicarlo in casa. Ne parlò. La mamma pianse e tutti soffrirono per questa decisione di Nicoletta. La giovane non vacillò un attimo e il suo cuore rimase saldo1.

Eugenio Zabatta O.P., Lettere dalla Clausura, pgg. 13 -17, Santa Maria del Sasso, 2011.

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