Scriveva all’inizio della Quaresima del 1968…
Scriveva all’inizio della Quaresima del 1968 in un giorno di ritiro:
“Navigo in un mare di amarezza, o Gesù mio chi può comprendere l’acutezza di questa prova? Oh! Le creature, Gesù mio, come sono deboli, limitate, incostanti. Ma io ho sempre confidato in Te solo perché Tu sei il Santo, Tu solo il Signore, Tu solo l’Altissimo.
Oh, sì! Sottraimi ogni appoggio umano, io ne godo e ne godrò. Fate però che io guardi sempre con occhio d’amore gli strumenti delle tue misericordie e mi umili sempre più profondamente davanti a Te e alle creature.
Proposito. Passerò questa Quaresima in un sacro silenzio interno ed esterno, rimettendomi a Dio continuamente in questa intricata matassa.
Sarò molto unita alla Vergine”.
Ave Maria”!
E sempre all’inizio della Quaresima del 1997, così si rivolgeva al Signore:
“O Gesù, sento che hai lavorato in profondità nel mio cuore. Più mi avvicino a Te più sento il mio nulla, ma questo sentimento non mi deprime, anzi mi solleva, mi dà una fiducia sconfinata, perché Tu solo diventi sempre più il mio sostegno, la roccia su cui poso il mio piede e perciò non potrò mai vacillare.
Spesso, quasi sempre quando sono davanti a Te, mi sento trasportata da desideri sconfinati, insieme a una speranza che a volte mi sembra certezza, che sarò appagata al di là di ogni mia brama.
In questo sacro tempo mi voglio applicare a rimuovere ogni ostacolo alla tua grazia, perseverare con insistenza nella preghiera che sento germogliare nel cuore sempre più universale.
Aiutami, o Signore, specialmente nei momenti di abbattimento interiore, di quelle nubi così nere che a volte mi passano nello spirito senza sapere da dove vengono e dove vanno”.